Accingersi alla fruizione degli ultimi lavori dell’artista Marchesani presuppone liberarsi da ogni legaccio mentale che può derivare da una mera osservazione del lavoro stesso e scendere, invece, in ambiti più profondi dell’animo, della mente, del cuore, il cui collante è la materia dei colori e degli impasti. Propongo di ammirare le sue tele con l’occhio che vede e con quello che sente: la sintesi dei due permetterà di immaginare ed emozionarsi. Perciò l’occhio può ammirare un centro storico universale e non riconducibile a uno in particolare ( sebbene il retaggio fisico spaziale dei nostri borghi garganici sia inequivocabilmente tutt’ uno con Marchesani) e in cui muri si addossano a muri tetti rossi li delimitano e l’incastrano in un caleidoscopio di anfratti e strettoie e dove linee semplici a matite come segni antichi quasi scolpiti fanno intravedere le strutture. Il segno è essenziale come essenziale è il colore. Predominano, infatti, colori primari giustapposti come primaria ed sunstanziale è la verità e la storia che si vuole narrare e quel bianco, difficile da trattare in pittura, che sa di calce e di vissuto. Bianco che si sgretola dal tempo e dalle generazioni e si cronicizza in concrezioni. L’occhio che sente subentra e si lascia pervadere, appunto, da queste cromie basilari per percepire il vissuto di umanità passate che hanno spremuto vite in quelle finestre hanno camminato su quelle concrezioni di roccia su cui le case si appoggiano quasi partorite da esse. Ormai pervasi da queste sensazioni la nostra mente può quasi compiere un viaggio onirico e personale assorbendo quei cieli notturni e quei numeri impressi come simboli di memoria e connessione con la vita degli uomini. Marchesani utilizza una tecnica pittorica raffinata e grezza allo stesso tempo, contemporaneamente basi acriliche vengono coperte da smalti, la pittura lavabile inondata da spray…in un connubio di passaggi creativi che sono alla base della commistione di generi assai cara all’artista. I colori si sovrappongono in un sapiente gioco di sfumature ed essicazioni. Meraviglioso l’utilizzo di chiazze di colore in cui: parte di cielo diventa l’ombra dei muri come a sancire una “ liaison “ tra mondi che sono divisi solo dall’osservatore e che in realtà costituiscono un unico “magma” esistenziale al quale ognuno di noi può fare appello per cogliere il proprio sentire e le proprie emozioni.
I lavori di Marchesani sono il frutto di una ricerca continua e pressante; costituiscono un ponte tra paesaggio e pittura informale, tra simboli moderni e retaggi antichi per giungere ad una sintesi quasi concettuale e alla quale noi spettatori siamo aggregati come in pellegrinaggio verso emozioni e ricordi personali ma che assumono carattere universale.